LA SINDROME RANCOROSA DEL BENEFICIATO
- Dott.ssa Enrichetta Proverbio
- 28 feb
- Tempo di lettura: 4 min
ALTRUISMO - INGRATITUDINE.
REAZIONE ALL'INGRATITUDINE NELLE RELAZIONI TOSSICHE.

Trattasi di un disturbo insidioso che si annida alla radice dei rapporti interpersonali; se non riconosciuta arriva sottilmente a minare relazioni anche di lunga durata che appaiono caratterizzate da solida reciprocità.
Essenziale capire quali sono le sue cause e la profondità delle dinamiche dell'ingratitudine, le manifestazioni e le conseguenze più evidenti della sindrome stessa, al fine di comprendere come comportarsi con una persona rancorosa e come liberarsi dalla tossicità delle relazioni basate sull'aspettativa.
La sindrome rancorosa del beneficato (o del beneficiato) rappresenta una dinamica che si innesca tipicamente quando una persona che ha ricevuto aiuto o supporto specifico si trova nella condizione, a volte proprio malgrado, di non essere in grado di accettarlo o di ricambiare.
Il sentimento di gratitudine (del tutto normale anzi auspicabile) viene rimpiazzato da una dinamica di rancore: la persona beneficata ristruttura mentalmente il tipo di aiuto che ha ricevuto ed entra in una dinamica di svalutazione dell'altro e del suo contributo, sentendosi quasi costretta a porsi in tal modo per evitare che insorga in lei un disagio troppo forte.
Perché le persone non riconoscono ciò che fai per loro?
La regola: maggiore è la minimizzazione dell'aiuto ricevuto minore è la percezione del disagio da parte del beneficato.
In sostanza trattasi dell'incapacità di reggere il peso della riconoscenza.
Per molti versi la sindrome del beneficato rappresenta l'ingratitudine all'ennesima potenza: questo, spesso, senza che l'ingrato beneficato possieda la struttura interiore e l'onestà di rendersi conto di questa dinamica.
Al posto della gratitudine vi è quindi il rancore, sordo ed ingiustificato, nella maggior parte dei casi covato in piena inconsapevolezza; i beneficati ingrati coltivano dentro di sé dei sentimenti negativi verso i loro benefattori.
Questa "triste" situazione vede peraltro due fronti: quello del benefattore e quello del beneficiato, collegati in maniera complessa dal funzionamento della psiche umana.
Le manifestazioni di questa sindrome includono: la tendenza a fare di più per gli altri di quanto si faccia per sé stessi; la difficoltà nel ricevere senza poi sentirsi in colpa, oltre al senso di frustrazione e rabbia quando gli altri non ricambiano i propri sforzi in modo adeguato.
Occorre essere consapevoli che l'ingratitudine non sempre è una forma di debolezza o di mancanza di carattere: spesso è il risultato di un profondo disagio interiore, o il frutto di esperienze passate deludenti, o la manifestazione di condizione di inferiorità a causa della consapevolezza della propria posizione di non poter ricambiare, oppure - ancora - la manifestazione della propria volontà di non voler dipendere dagli altri.
Si può vedere quindi come l'ingratitudine nella psicologia umana possa derivare da una sorta di desiderio o bisogno di autoprotezione per quanto distorta.
Allora però occorrerà anche capire e attuare il senso di autoprotezione del benefattore allorquando si sottrae al comportamento dell'ingrato: ciò in quanto l'ingratitudine è un esperienza profondamente dolorosa specialmente quanto ci si dedica agli altri con generosità e altruismo per ricevere solo freddezza o addirittura ostilità.
Lucio Anneo Seneca: "E' ingrato chi nega il beneficio ricevuto; ingrato è chi lo dissimula; più ingrato chi non lo restituisce; il più ingrato di tutti è chi lo dimentica".
Miguel de Cervantes : "L'ingratitudine è figlia della superbia".
Come già accennato in questo editoriale la sindrome de qua interessa sia il benefattore che il beneficiato ingrato.
Le dinamiche sono complementari.
Dal punto di vista del benefattore.
Si parte dall'ALTRUISMO SANO.
Questo si basa sulla volontà di aiutare gli altri senza aspettarsi nulla in cambio, solo per il piacere e la predisposizione a farlo.
Nel contesto della sindrome del beneficiato l'altruismo da parte del benefattore scaturisce spesso dalla tendenza a fare qualcosa per gli altri solo per sentirsi apprezzati, amati, accettati.
In quest'ultimo caso il benefattore si sente di agire e diventa irritato quando il suo sforzo non viene riconosciuto o apprezzato come desiderato.
E' importante capire la differenza tra altruismo vero e sindrome del beneficato per poter sviluppare un comportamento generoso e sano, che porti a relazioni appaganti, senza aspettarsi una gratificazione o un riconoscimento costante.
Questo è il focus per reagire all'ingratitudine e alle relazioni tossiche.
Dal punto di vista del beneficato ingrato.
La dottrina ha individuato almeno tre profili distinti del beneficato ingrato.
1) Il beneficato vendicativo, il più esplicito, il peggiore: dopo aver ricevuto un favore inizia a trattare il benefattore come il suo peggior nemico, minimizzando in ogni modo possibile ciò che è stato fatto per lui.
Frase tipica: "Io non gli ho chiesto assolutamente nulla e non avevo bisogno del suo aiuto. Se doveva farmela pesare meglio che non facesse proprio niente".
2) Il beneficato opportunista: all'inizio sembra essere molto grato, almeno fino al punto in cui non avrà ricevuto tutto quello di cui si sente di aver bisogno. A quel punto un cambio ripetitivo: volta faccia. E' furbo e manipolatorio, facendo percepire che non è ancora stato fatto abbastanza per lui. Determinerà profondi sensi di colpa nel benefattore.
3) Il beneficato furbo. Dalla strategia piuttosto semplice, elementare: chiede favori finché ne ha bisogno, con leggerezza: "Cosa vuoi che sia.... Tu stai bene economicamente ...". Quindi ottenuto ciò che ha chiesto sminuirà al massimo il gesto del benefattore dopo che questi lo ha aiutato.
Concludendo.
La sindrome in esame è un fardello che può portare molta frustrazione e disillusione nelle persone coinvolte.
Conoscere e comprendere ciò che si è evidenziato può aiutare a mettere meglio a fuoco il problema e gestirlo in modo efficace soprattutto tenuto conto che la sindrome in questione si riferisce ad entrambe le parti che vanno capite, che devono capirsi al punto da raggiungere la consapevolezza circa la necessità di interrompere la relazione umana ormai troppo dolorosa al punto da poter essere definita "tossica".
Il Counselor psicobiologico è la figura professionale di riferimento per ottenere il sostegno comprensivo adatto e tendente ad un prossimo sano cambiamento.
per "Consulenze avv. Enrichetta Proverbio Srls".
L'amministratore dr. avv. Enrichetta Proverbio
Counselor psicobiologico
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