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Il trattamento del silenzio: manipolazione emotiva senza parole.

  • Immagine del redattore: Dott.ssa Enrichetta Proverbio
    Dott.ssa Enrichetta Proverbio
  • 10 feb
  • Tempo di lettura: 4 min

L'abuso non si vede e non si sente.

 

Pensando all'abuso emotivo o verbale si immagina in genere qualcuno che urla, offende, manifesta rabbia.

 

In questo editoriale sensibilizziamo sull'abuso emotivo non palese: ciò in quanto offese lesive possono essere tacite, silenziose, sottili, ma non per questo meno taglienti. 

Infatti. 

Abusi molto pericolosi sono quelli che non si vedono e non si sentono, che feriscono la persona "destinata" in modo indelebile.

 

Il trattamento del silenzio.

 

Non riguarda solo le relazioni affettive, d'amore, ovvero il rapporto con un narcisista.

Il trattamento del silenzio può riguardare qualsiasi forma di relazione, anche il rapporto tra fratelli, amici, colleghi di lavoro, il rapporto genitore/figlio.

 

E' una forma di abuso silenziosa molto comune, molto più diffusa di quanto si creda. 

 

Spesso il trattamento del silenzio scatta quando il "destinatario" non asseconda in tutto l'abusante, cioè quando il "destinatario" smette - anche solo per poco - di essere ciò che vuole l'abusante, provando ad essere sé stesso.

 

Quando questo trattamento emotivo viene perpetrato su bambini e per lungo tempo, le ripercussioni di esso sono molto forti, così come è forte l'impatto che il trattamento del silenzio ha su un adulto che porta con sé già le sue proprie fragilità.

 

Chi subisce questo trattamento abusante silenzioso si trova a camminare in punta di piedi, colmo di paura, con l'ansia di pronunciare parole sbagliate, con la confusione di non capire cosa stia succedendo. 

 

Il problema di chi cresce in un rapporto abusivo vertente sul trattamento del silenzio - al pari che sulla manipolazione, sui ricatti emotivi o su altri tipi di abuso - è che con il tempo tende a normalizzarlo.

 

L'abusato cresce pensando che ciò che gli è accaduto o che gli sta accadendo è normale e quindi pensando che il trattamento silenzioso non configuri un vero e proprio abuso emotivo. 

 

Questa pericolosa deriva apre scenari distinti:

In primis chi è cresciuto in rapporti genitoriali sicuri, basati sull'affetto, il rispetto e l'appagamento dei bisogni fondamentali - e con ciò si intende non solo il cibo e un tetto sulla testa! - e ha potuto dare piena espressione alla propria personalità, reagirà al trattamento abusante del silenzio in modo differente da chi, invece, è cresciuto in un rapporto abusivo, giungendo a pensare che gli abusi emotivi siano quasi la norma. 

In sostanza chi ha assimilato veramente il significato delle parole "amor proprio" e "rispetto di sé", è meno propenso a cedere nella trappola dell'abuso emotivo in forma di trattamento del silenzio e meno incline a divenire a propria volta emulo del rapporto abusante!

 

Lo scopo principale di chi perpetua il trattamento del silenzio è ferire chi lo subisce: diventa una forma di punizione manipolativa; chi attua il trattamento del silenzio lo fa con la consapevolezza o la speranza di controllare, punire, manipolare l'altra persona. 

 

Chi è cresciuto con un buon nucleo realizzativo di sé, con buona autostima e con una struttura forte, comprende che il tempo del silenzio è un atteggiamento disfunzionale e quindi tende a non fomentare questo tentativo manipolatorio. 

 

Del conto proprio il "ricevente" abusato con il trattamento del silenzio, se ben consapevole e strutturato, dotato di autostima riesce a far fronte al tentativo manipolatorio, riconoscendolo, pur subendolo come forma di ingiustizia. Questi riconosce l'attuazione di una forma passiva - aggressiva di abuso nei propri confronti, ma riesce a dare una risposta attiva al trattamento subito sintetizzabile nella seguente riflessione: io subisco il trattamento del silenzio, ma so che il problema è tuo che in quanto tuo non faccio diventare mio; quando ti passa e mi vorrai parlare, se io sarò ancora disponibile al dialogo, ne potremo parlare, altrimenti le nostre strade si separano perché sono una persona che merita rispetto e considerazione primaria. 

 

Chi purtroppo è cresciuto con la credenza che i rapporti abusivi possono essere la norma subirà/perpetrerà il trattamento del silenzio vivendolo come strumento di punizione. 

 

Purtroppo il "silenzio" porta la vittima a chiudersi in sé stessa, a rimuginare, a vivere nell'attesa di .......!

 

Un bambino che ha subito il trattamento del silenzio più e più volte, così come qualsiasi altra forma di abuso emotivo, cresce diffidando delle proprie percezioni, con la difficoltà nel riconoscere e gestire le emozioni; sviluppa uno stile di attaccamento insicuro e sarà portato a instaurare sempre relazioni dove vige la stessa forma di abuso emotivo, non conoscendo altre realtà.

 

Concludendo. 

 

Il silenzio è scelto come arma che il genitore impegna verso i figli, per ferirli e plagiarli al proprio controllo.

 

Il silenzio è scelto come arma del coniuge che vuole punire il partner che per un attimo non ha soddisfatto le proprie aspettative. 

 

Quando si normalizza un comportamento abusivo è facile passare da una relazione d'abuso ad un'altra.

 

Schemi o trattamenti possono essere diversi, ma il moto dell'agente e del destinatario facilmente individuabili, consapevoli che molte possono essere le forme di trattamento del silenzio che si possono mettere in atto e/o subire: ostruzionismo, disprezzo velato, rifiuto.

 

Nessuno dovrebbe essere costretto a subire comportamenti manipolatori: se l'agente non cambia, che cambi il destinatario del trattamento del silenzio.

 

In ogni caso entrambi occorre che trovino un aiuto per capirsi, per capire, per salvaguardare i rapporti sotto ogni prospettiva li si vogliano guardare. 

 

Il professionista è a disposizione.

 

Dr. Avv. Enrichetta Proverbio 

Counselor ad indirizzo psicobiologico


 
 
 

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